Emigranti

Vincenzo Gallo: sognando la Calabria

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Vincenzo nasce a Monsoreto un piccolo paese che si sviluppa tra la provincia di Vibo Valentia e quella di Reggio Calabria.

La mamma Assunta sposa Vito che subito dopo viene chiamato a combattere una guerra dalla quale non farà mai più ritorno.

Da questo breve matrimonio nasce Rocco, con cui Assunta passa i successivi diciassette anni di vita.

Si innamora di Antonio e da questa breve ma intensa storia nasceranno Vincenzo e Franco.

Assunta si ammala e Vincenzo e Franco raggiungono il fratello maggiore Rocco in Canada solo dopo tanti anni in orfanotrofio.

Il distacco per Vincenzo è traumatico e la sua Terra rimane il centro dei suoi pensieri. La malinconia lo soffoca ma stringe i denti e solo dopo tanti anni trova la sua serenità grazie a MJ.

Fa ritorno alla sua Monsoreto e il saluto alla sua mamma è la sua prima tappa.

Guarda quel piccolo paese popolato solo l'Estate e Vincenzo non sa immaginare posto migliore dove passare la sua vecchiaia.

 

Vincenzo Gallo nasce il 30 Agosto del 1951 a Monsoreto un piccolo paese, fondato tra il 1859 e il 1862 da Paolano Scarano, poeta e avvocato, che si sviluppa su una superficie di circa 45 km² su un altopiano tra la provincia di Vibo Valentia e quella a sud, di Reggio Calabria.

Con il passare degli anni, a causa della crisi, la maggior parte degli abitanti dovettero trasferirsi all'estero per cercare lavoro, e da allora la frazione è popolata da emigrati che in estate ritornano per trascorrere le ferie in compagnia dei genitori o dei parenti e per assistere alla festa di San Rocco che di solito si festeggia la 2ª domenica di agosto.

Siamo nel 1934 e Assunta Gallo, sposa Vito Cirillo, ma la vita di coppia dura poco; Vito viene schierato in guerra e mandato a combattere per la Patria sul campo di battaglia in Africa.

Assunta lo attende senza mai perdere le speranze, sicura che il suo giovane sposo tornerà sano e salvo da quella guerra destinata a finire.

Ma gli anni passano e Vito non conoscerà mai Rocco, di cui Assunta era incinta al momento della sua partenza.

La giovane donna senza mai rassegnarsi davvero continua a conservare i suoi anni migliori a quell'uomo che però rimane solo un ricordo.

Sono ormai passati 17 anni e Assunta, che aveva sempre rifiutato le avance di chiunque, si innamora di un imprenditore edile del posto, Antonio Campisi e dal loro amore nascono Vincenzo e Franco. Entrambi portano orgogliosamente il cognome della madre senza mai accettare di portare quello del padre, rispettando fino in fondo la scelta di quella donna che tanto ha sofferto per la solitudine, per l'amore nei confronti di un uomo poco fedele e la lontananza del figlio maggiore che nel frattempo si era trasferito in Canada e proprio nel momento in cui Rocco stava preparando tutti i documenti necessari per portare la mamma e i suoi fratelli con sè, come se la vita non ne avesse abbastanza, un'atroce malattia, ancora pcoo conosciuta e mal curata la porterà via troppo presto lasciando Vincenzo di sette anni e Franco di quattro in balia del futuro incerto.

Ma quel destino barbaro che per anni si era avventato sulla madre senza pietà si avventa anche su di loro. Vincenzo e Franco, senza nessuno che si potesse prendere cura di loro vengono portati in orfanotrofio in un paesino sopra Tropea.

Le regole sono rigide e la vita è dura ma Vincenzo si lascia consolare da poche cose: la mano di Franco che per fortuna è là con lui, il mare che scorge dalle finestre dell'Istituto e Giuseppe Crispo, cugino della madre, che spesso li va a trovare e ogni estate li porta a Monsoreto con sè.

Vincenzo attende quel ritorno al paese con ansia ma poi ogni volta che ci ritorna la malinconia si fa sempre sentire; la chiesa domina la piazza del paesino, in quel periodo colmo di turisti e il passato gli ritorna subito in mente inevitabilmente accompagnato con una fitta allo stomaco: la madre al fiume con le altre donne a lavare i vestiti e lui che tira le pietre per il solo gusto di vederle arrabbiare per l'acqua sporca.

Gli sembra di ritrovare la madre in ogni angolo ma della madre non rimane che qualche resto in una fossa comune. L'estate passa in fretta e il ritorno all'istituto è sempre brutto ma lo è ancora di più quando Vincenzo e Franco vengono divisi e portati in due istituti diversi.

Da quel momento Vincenzo stringe i denti con un unico obiettivo: quello di fare tutto il necessario per riunire la sua famiglia.

È il 15 Agosto del 1966 tra qualche giorno Vincenzo compirà sedici anni e si ritrova in viaggio per quella terra lontana e che tanto gli fa paura. Non sarebbe mai voluto andare via, abbandonare la sua casa non era nei suoi progetti ma Rocco ha deciso così e a lui non resta che ubbidire. Passa le ore di viaggio con la malinconia per ciò che aveva lasciato e con la paura per ciò che lo aspetterà. In Canada lo aspetta il fratello, la moglie incinta e ben dieci nipoti. Ritagliarsi i propri spazi è a dir poco impossibile e Vincenzo soffre ogni giorno di più la lontananza da casa. Inizia a lavorare e le sue paure diventano realtà: "Maledetto italiano, torna a casa tua!" è l'unica cosa che si sente dire. Il suo cuore già colmo di dolore si stringe ogni giorno di più. In comunità, il rispetto tra tutti e per tutti era una delle regole fondamentali.

Non si era mai misurato, nel corso degli anni, con la cattiveria umana. La società, in questo nuovo mondo sconosciuto e incomprensibile gli fa paura e Vincenzo si sente piccolo. Stringe i denti e si fa spazio tra quel popolo che poco lo apprezza e lo ama senza mai scoraggiarsi promettendo a se stesso di portare avanti sempre i valori onesti trasmessi da sua madre, come sua unica eredità.

Passano gli anni e Vincenzo non si da pace. Non riesce a capire perché il Natale per lui è sempre così vuoto e malinconico. Non riesce a vivere pienamente la sua vita ma la sua giovane età e i suoi ricordi sfocati non gli permettono di capire il perché.

Intanto quella lingua incomprensibile inizia a capirla e timidamente anche a parlarla. Il piccolo Vincenzo ormai uomo, inizia a farsi spazio in quel mondo non più così sconosciuto. Prende coscienza di se e dopo qualche anno si sposa ma non dimentica le sue origini e apre un ristorante di cucina tipica Italiana. Il posto non lo convince ma sa che è la scelta giusta per portare avanti quei sapori e quelle tradizioni che ha paura di perdere e dimenticare. Dopo dieci anni, un matrimonio, una figlia e un ristorante Vincenzo divorzia. Quel vuoto che non lo aveva mai abbandonato diventa una voragine.

Chiude la sua attività e si trasferisce dall'Est all'ovest del Canada, il clima mite gli ricorda tanto la sua terra. E' strano come un uomo tanto grande e coraggioso possa sentirsi estremamente piccolo e indifeso.

Passano due anni e nella vita di Vincenzo succede qualcosa di inaspettato: mentre prepara la sala del ristorante dove lavora per un matrimonio conosce MJ. La guarda ed è come se la conoscesse da sempre. Si offre di aiutarla ad addobbare la sala e prendendola per mano si presenta come il suo partner. Da li a poco MJ diventerà la sua compagna e il giovane calabrese rinasce. La guarda come non aveva mai guardato nessuno. È così simile alla sua mamma che quasi le fa paura.

Dal loro amore nascono due figlie e lui finalmente è grato alla vita come forse non lo era mai stato.

È il 2012. Vincenzo, tenendo per mano la sua MJ fa ritorno al Paese. Il cuore batte forte e le mani tremano. Si ferma al primo fioraio aperto, compra il mazzo di fiori più bello e mentre i fuochi in piazza celebrano il Santo Patrono, Vincenzo emozionato come non mai, va da lei, dalla sua mamma che, dopo l'aiuto di Biagio Crispo, figlio di Giuseppe Crispo, ha un loculo come tutti gli altri.

Appoggia delicatamente i fiori e con fiato corto guarda quella piccola lastra di marmo che racchiude i resti della sua mamma, la sua infanzia e gran parte del suo cuore. E si rende conto del perché il Natale è da sempre così malinconico per lui: la sua mamma è morta il ventitré dicembre, pochi giorni prima di Natale.

Probabilmente Vincenzo, in quella breve ma intensa visita è rinato. Ha lasciato là, al cospetto della mamma le paure che per una vita lo avevano tormentato. Prende per mano MJ e si siede al bar della piazza. Vincenzo si guarda intorno sorseggiando qualcosa di fresco. L'odore di peperoni e patate fritte invadono le sue narici e pensa a quanto quell'odore lo abbia sempre accostato a quella Terra. Non c'è odore più di quello che gliela ricorda.

Era convinto che il sentimento si fosse affievolito e invece è sempre più convinto che è proprio in quel posto che vorrebbe invecchiare e anche se magari non si avvererà mai e rimarrà solo un sogno Vincenzo non ha più paura e sognare lo rende libero.

Non ha più la mamma e neanche Rocco ma ha la sua Terra che sarà sempre pronta a dare risposte alle sue domande, sollievo ai suoi tormenti e amore incondizionato.

Baciare la sua Monsoreto è l'unica cosa che desidera fare, anche solo per una volta, convinto che quel bacio arriverà anche a Lei.