La Calabria occitana

I progetti dei Calabri Vagantes

 

Guardia Piemontese è l’unica isola linguistica occitana nel meridione.

Delle minoranze linguistiche presenti in Calabria, quella occitana è una minoranza tra le minoranze. Preservare la lingua è di vitale importanza.

L’occitano, lingua romanza o neolatina, cioè derivata dal latino, si sviluppò alla fine dell’impero romano ed è parlato da 3,3 milioni di persone in tre stati: l'Italia, la Francia e la Spagna.

In particolar modo si parla nel sud della Francia, in Val d’Aran in Spagna (in Catalogna), nelle valli piemontesi, in una piccola area della Liguria e a Guardia Piemontese.

 

Il termine occitano si deve a Dante Alighieri, che nel De vulgari eloquentia del 1303 classificò per primo le parlate partendo dall’avverbio di affermazione, individuando tre idiomi: lingua del sì, italiano, lingua d’oil, oiltano o francese, e lingua d’oc (dal latino hoc est, è questo), occitano.

Il termine occitano iniziò ad essere impiegato per le regioni in cui si parlava la lingua d’oc.

Nella Divina Commedia, nel Canto XXVI del Purgatorio vi sono 8 versi in lingua occitana, che è l’unica lingua «straniera» presente nel poema.

Ci sono circa 250- 300 persone per lo più anziani, che parlano il Guardiolo, la variante di occitano che si parla a Guardia Piemontese.

La lingua insieme all’abito è tutto ciò che ci rimane dei nostri avi. Di tutte le colonie valdesi in Calabria, l’unica a sopravvivere fu quella di Guardia Piemontese, dove furono raggruppati tutti i sopravvissuti scampati al massacro che dovettero convertirsi con la forza al cattolicesimo.

Fu fatto loro dono della vita e sottoposti a pene severe tra le quali: il divieto di parlare tra loro l’occitano.

La lingua, nonostante la proibizione è stata tramandata per secoli da padre in figlio ma oggi è a rischio.

La scuola elementare di Guardia Piemontese ha inserito il guardiolo tra le materie curriculari, un’ora a settimana che fa media in pagella.

Il guardiolo si distingue per alcune parole plasmate nei secoli dall’influenza del dialetto calabrese.

A Guardia abbiamo un serio problema, ad oggi abbiamo un’insegnante che insegna il guardiolo, ma una volta che lei andrà in pensione sarà molto difficile trovare un insegnante di ruolo che conosca la nostra lingua. Serve l’aiuto del Ministero dell’Istruzione per trovare velocemente una soluzione.

È questo l’appello fatto dall’Istituto Gaetano Cistaro di Guardia Piemontese.

Fondato sul finire del XIII secolo dai valdesi di lingua occitana provenienti dalle valli piemontesi per sfuggire alla miseria e alle persecuzioni religiose, Guardia, la Gàrdia, crocevia di religioni e culture diverse, era l’unico dei sei paesi valdesi di Calabria affacciato sul mare.

La regolarità nell’assolvere i tributi dovuti al marchese Spinelli, che li ospitava sui suoi territori, i buoni rapporti con le popolazioni locali, la discrezione nel mantenere nelle proprie mura la loro diversità religiosa, garantirono alla piccola comunità guardiola oltre due secoli di prosperità e benessere, ma la necessità di professare liberamente la loro fede rimaneva forte, cosi, con l’adesione dei valdesi del Piemonte alla riforma calvinista nel 1532, anch’essi si sentirono liberi di predicare in pubblico.

La Curia, fino ad allora tollerante, già preoccupata dal dilagare del protestantesimo nel Nord Europa, ritenne intollerabili i focolai di eretici nel Sud d’Italia.

Facendo pressioni sui reali spagnoli e sui signorotti locali, incaricò l’allora Cardinale Michele Ghisleri, futuro Papa Pio V, di tentare, con i metodi dell’Inquisizione, una possibile conversione.

Il tentativo risultò vano e fu inevitabile il passaggio a una feroce persecuzione che portò all’annientamento dei paesi di San Sisto, Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa, Argentina, Santa Maria La Castagna e Guardia Piemontese, che divenne luogo di deportazione per coloro che abiurarono e che furono sottoposti a regole durissime.

Guardia Piemontese si è aggiudicato il titolo di "Città europea della Riforma" da parte della  Comunità di chiese protestanti in Europa. Tale titolo viene attribuito a paesi e città che hanno legami con la storia della Riforma e che vanno a costituire una vera e propria rete europea.

Il progetto, nato nell'ambito del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, mira a mettere in luce la dimensione europea della Riforma e il ruolo chiave che molte città hanno giocato in questo senso.

Si consiglia a chi decide di recarsi a Guardia Piemontese di visitare il Centro Culturale Gian Luigi Pascale che ha l’obiettivo di potenziare il Museo Valdese, attraverso un programma di ricerca sulla storia dei Valdesi a Guardia, nei paesi viciniori e in tutta la Calabria, far ammirare l’abito tradizionale, oggettistica e strumenti di un tempo, tramandare il sapere artigianale a partire dalla lavorazione e dalla tessitura della materia prima e intraprendere azioni di tutela della lingua occitana.

Si organizzano anche interessantissime escursioni sui “Sentieri Valdesi”.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.valdesidicalabria.org