I Progetti dei Calabri vagantes

Il viaggio a piedi nella Calabria greca di uno scrittore inglese che scopre i primi passi della rivoluzione del 1848

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La città di Reggio, punto di partenza e di arrivo del viaggio di Edward Lear, vista dalle pendici dell’Aspromonte in un suo dipinto
oggi esposto alla Tate Gallery di Londra (a sinistra) e nel disegno originario di Lear dal suo Diario pubblicato da Rubbettino (a destra)

 

Fra i temi di interesse medico di cui siamo occupati finora e la rivoluzione del 1848 c’è un terreno comune: la Calabria greca.

Edward Lear, scrittore e pittore inglese, nell’Agosto del 1847 compì un viaggio a piedi proprio nella Calabria greca scoprendo alla fine del viaggio che stava scoppiando una rivoluzione, quella che divenne nota come la rivoluzione del 1848.

Il suo “Diario di un viaggio a piedi in Calabria (25 luglio - 5 settembre 1847)" documenta così i primi passi del Risorgimento italiano in Calabria, un fatto storico che noi calabresi abbiamo colpevolmente dimenticato…

 

Pochi sanno che i moti italiani del 1848 mossero i loro primi passi proprio in Calabria alla fine del 1847.

Allo scopo di documentare questi primi passi la Dott.ssa Daniela Scuncia ha preparato un “reading” sul “Diario di un viaggio a piedi in Calabria (25 luglio - 5 settembre 1847)” di Edward Lear.

Il libro edito da Rubbettino (2010) è uno dei capisaldi della diaristica di viaggio tipica dell’Ottocento.

In questo caso la Calabria greca è al centro della narrazione di un viaggio suggestivo che l’inglese Lear, in compagnia del suo amico Proby e della guida locale Ciccio, compie partendo da Reggio Calabria procedendo verso la costa jonica per poi attraversare l’interno fino all’altro mare, il Tirreno.

Il diario di Lear risulta particolarmente interessante perché, venato dal tipico humour inglese, racconta la provincia calabrese senza troppi pregiudizi e con grande entusiasmo.

Ritornando al punto di partenza alla fine di agosto del 1847 Lear scopre che è in atto una vera e propria rivoluzione, che culminerà nei moti di Gerace e di Reggio di settembre.

È l’inizio dei moti rivoluzionari che, a partire da Palermo (12 Gennaio 1848), infiammeranno tutta l’Italia e poi gran parte dell’Europa.

Il “reading” di 30 minuti della Dott.ssa Daniela Scuncia, accompagnata da Salvatore Familiari (chitarra) intitolato “A spasso con Lear: Calabria 1847” verrà registrato e allegato a questo sito.

Esso si presta bene a diventare il fulcro di una operazione di riscoperta storica-risorgimentale del territorio reggino che sarà approfondita dal Prof. Nino Sammarco, appassionato studioso del Risorgimento italiano in Calabria.

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Edward Lear del 1867 cioè 20 anni dopo il suo viaggio a piedi in Calabria

 

Nel suo “reading” il Prof. Sammarco descrive lo sgomento che al termine del viaggio di Lear si impadronisce di Ciccio, la sua guida, a cui si contrappone la felicità che traspare dall'ebbrezza del cameriere al quale vengono richieste le chiavi della camera nella locanda in cui dormiranno i viaggiatori: “Non ci sono più chiavi, non più passaporti, non ci sono più Re, non più leggi. Solo amore, amicizia e libertà, amicizia e Costituzione” e poi, finalmente: “eccovi le chiavi”.

Ma le chiavi non sono soltanto le chiavi della camera, sono le chiavi che aprono le verità del suo cuore di popolano finalmente libero.

Inizia così l'avventura della rivolta di Reggio del 2 settembre 1847 che coinvolgerà la città e il Distretto di Gerace a cui seguiranno i processi, le condanne, le esecuzioni e tutto il resto: insomma, “un quarantotto” come spiega il Prof. Sammarco nella sua presentazione intitolata “Le nubi oscure del settembre 1847”.

 

Ulteriori fasi del progetto

Il progetto continuerà con altri “reading” che saranno trasformati in “pillole video” e che approfondiranno i temi del Risorgimento italiano in Calabria collegandosi in particolare all’impresa dei 200 garibaldini guidati dal patriota veneto Alberto Mario che precedettero Garibaldi nell’Agosto del 1860 nello sbarco in Calabria.

AlbertoMarioAd essi si unirono sull’Aspromonte i circa duemila insorti della Calabria greca. Il loro aiuto fu determinante per lo sbarco delle restanti truppe garibaldine a Melito Porto Salvo e la loro successiva avanzata verso Napoli dove Garibaldi arrivò il 7 Settembre 1860, acclamato da tutta la popolazione.

Esistono molte narrazioni dell’impresa dei Mille e molte di queste sono scaricabili gratuitamente su Internet (ad esempio: https://www.liberliber.it/online/autori/autori-m/alberto-mario/la-camicia-rossa/).

Occorre anche dire che la narrazione di Alberto Mario nel suo “La camicia rossa” (Sonzogno Editore, 1875) viene oggi contestata da chi è convinto che Garibaldi e i Mille con la loro impresa portarono alla rovina le regioni dell’Italia meridionale.

Chi vorrà farsi una propria autonoma opinione su quel periodo storico potrà leggere, fra le altre, le storie di due personaggi realmente esistiti e delle loro vicende, precedenti e successive all’impresa dei Mille.

La prima storia narrata dalla scrittrice Anna Banti col titolo “Noi credevamo” (Oscar Mondadori 2010) riguarda Domenico Lopresti, un gentiluomo calabrese di incrollabile fede repubblicana, che trascorse 12 anni nelle carceri borboniche fino al 1860 e restò fedele ai suoi ideali anche dopo.

La seconda storia, narrata dallo scrittore Giuseppe Catozzella col titolo “Italiana” (Mondadori 2021) riguarda Maria Oliverio, nata in una poverissima famiglia calabrese, che subito dopo l’Unità d’Italia col nome di Ciccilla prese la guida di una banda di “briganti” e morì combattendo contro l’esercito regio (ex-sabaudo) a cui era stato afffidato il compito di estirpare con inaudita ferocia il cosiddetto “fenomeno del brigantaggio meridionale”.

La chiave di lettura di queste due storie, solo apparentemente contrastanti, può essere trovata nellaJessieWhite biografia di un’eccezionale donna inglese, Jessie White, la moglie di Alberto Mario che partecipò come infermiera e giornalista all’impresa dei Mille, raccontata da Paolo Ciampi in “Miss Uragano - La donna che fece l'Italia” (Romano Editore 2013).

Vale la pena riportare qui un breve brano di una recensione di questa biografia di Jessie White “….che ha vissuto in prima persona l'intensa stagione risorgimentale dal 1859 fino al completamento dell'Unità, ma che, purtroppo, dopo la morte del 1883 del marito, ha visto anche da vicino e ha raccontato nei suoi libri e nei suoi articoli per diverse riviste dell'epoca, le miserie e le difficoltà della nuova Italia unita che spesso si è rivelata diversa e più difficile da costruire rispetto ai progetti e alle speranze (…..). Così, all'inizio del nuovo secolo, da vecchia signora inglese, ricca di esperienze, ma anche di disillusioni, morirà Jessie a Firenze nel 1906.”

Queste accenno alle “disillusioni” di Jessie rispecchia i sentimenti di tanti garibaldini che come lei e suo marito Alberto parteciparono all’impresa dei Mille.

Assieme a Garibaldi essi lasciarono Napoli la notte del 7 Novembre 1860 dopo aver regalato in nome dell’Unità d’Italia il Regno delle Due Sicilie a una dinastia che purtroppo non diede mai prova di aver meritato quel dono.

Jessie White e Alberto Mario invece non tradirono mai il loro amore per l’Italia unita.

Il loro impegno sociale è dimostrato dai loro scritti degli anni successivi.

Uno in particolare, di Jessie, intitolato “La miseria in Napoli”, è scaricabile gratuitamente come altri da:

https://www.liberliber.it/mediateca/libri/w/white_mario/la_miseria_in_napoli/pdf/la_mis_p.pdf